Ciclismo> Chapeau Philippe Gilbert, sua la Parigi-Roubaix numero 117

Braccia alzate per Philippe Gilbert in segno di vittoria nell’Inferno del Nord con i suoi 29 settori di pavè: la Parigi-Roubaix numero 117 ha sorriso al corridore belga della Deceuninck-Quick Step facendo sua la quarta Classica Monumento della sua straordinaria carriera professionistica.

Una corsa amata per il suo blasone e al contempo folle, fatta apposta per stremare il corridore fino alla fine con 54,5 chilometri di ciottolato in 257 chilometri: la Foresta di Arenberg, punto chiave della gara, ha ridotto il gruppo a meno di 50 corridori e Gilbert è stato tra i più attivi negli ultimi 60 chilometri insieme a un sorprendente Nils Politt (Katusha-Alpecin) che hanno avuto clienti scomodi in fuga come Peter Sagan (Bora Hansgrohe), Wout Van Aert (Jumbo Visma), Sep Vanmarcke (EF Education First). Nel gruppetto di testa c’era anche il campione nazionale belga Yves Lampaert compagno di squadra e pedina fondamentale per Gilbert nel concitato finale tra i selettivi settori di ciottolato e nuvole di polvere.

Ai meno 12 dal traguardo, Politt ha preso un vantaggio di pochi metri ma Gilbert non si è lasciato sfuggire il corridore tedesco e proprio nel momento decisivo a Sagan gli sono mancate di nuovo le forze gettando al vento le proprie ambizioni di successo facendosi poi superare da Lampaert e Vanmarcke.

Con una grinta da vero lottatore, a 37 anni ancora da compiere (il 5 luglio), Gilbert ha conquistato tra l’ovazione del gremitissimo pubblico del velodromo di Roubaix una classica alla quale aveva partecipato soltanto due volte (2017 e 2018) da quando è professionista. A metà tra l’amarezza e la felicità, il secondo posto ottenuto da Politt, in prospettiva di diventare uno dei prossimi nomi di riferimento nelle classiche dei muri e delle pietre (settimo il 7 aprile scorso al Fiandre), terzo gradino del podio per Lampaert, quarto Vanmarcke e quinto uno spento Sagan.

Un corridore dalle grandi qualità nelle Classiche come Philippe Gilbert è il profilo perfetto per le corse Monumento del ciclismo mondiale dopo aver vinto il Giro delle Fiandre (2017), la Liègi-Bastogne-Liegi (2011) e Il Lombardia (2009-2010). Il trionfo di Gilbert valorizza il grande potenziale della Deceuninck-Quick Step arrivata a quota 24 vittorie individuali dall’inizio dell’anno in quattro continenti diversi.

Una foratura alla Foresta di Arenberg, un doppio cambio di bicicletta, una caduta e un lungo inseguimento per competere con gli altri big: la performance di uno stremato Wout Van Aert merita una menzione speciale al culmine di una giornata piuttosto complicata per il belga rampante delle classiche di inizio stagione dopo il terzo posto alle Strade Bianche, il sesto alla Sanremo e il nono al Fiandre.

Da Gilbert al settimo cielo per la vittoria alla gloria solo per aver raggiunto il traguardo anche fuori tempo massimo per il ruandese Joseph Areruya primo corridore africano di colore a correre la Roubaix in 117 edizioni ma che ha stretto i denti e strappato un sorriso per onorare al meglio la sua partecipazione nell’Inferno del Nord.

Luca Alò

15/04/2019