Triestina, a tu per tu con Kristjan Matošević

Non solo un cavallo di ritorno della passata stagione, ma a tutti gli effetti un ragazzo che conosce a tutto tondo il mondo Triestina. Abbiamo avuto il piacere di chiacchierare un po’ fuori dagli schemi con Kristjan Matošević, partendo dalla scelta di un ruolo che non può essere uguale agli altri:

“E’ stata una scelta diciamo spontanea, fatta già quando a 5-6 anni ho iniziato a giocare a calcio. A quell’età non c’è ancora una formazione tattica, il mister chiedeva chi volesse giocare in porta, chi in attacco e così via, sono capitato tra i pali la prima partita e mi hanno colpito tre o quattro volte, da lì sono sempre rimasto portiere”.

La Slovenia è terra di pallamano, di sport invernali, di basket, di ciclismo. Anche per questo, scegliere il calcio ha una motivazione speciale.

“Da bambino confesso che ho provato un po’ tutti gli sport. Dal basket al judo, dalla pallamano alla pallanuoto, perfino la break dance con risultati che eviterei di approfondire. Mentre provavo con tutte queste attività, il calcio rimaneva comunque la costante. Giocavo a pallone e facevo una cosa, un’altra o un’altra ancora, i miei cugini più grandi giocavano pure a calcio e questo alla fine è rimasto anche a me, così ho proseguito su questa strada”.

Un modello di portiere al quale ti sei ispirato da piccolino e se c’è qualcuno che ti attrae particolarmente anche adesso.

“Quand’ero bambino ero innamorato di due portieri: Dida ai tempi del Milan e Iker Casillas ai tempi del Real. Non posso poi non includere Gigi Buffon, credo che tecnicamente tutti i portieri abbiano cercato di prendere qualcosa da lui. Mi piaceva anche Samir Handanovic, pensando all’oggi invece direi Alisson. Alto, aggressivo, forte coi piedi, in porta, nelle uscite, forte un po’ in tutto”.

Per i tifosi è stata una bellissima notizia il fatto di ritrovarti a difesa della nostra porta.

“Già quando sono tornato lo scorso gennaio ero molto stimolato, di fronte c’era una sfida difficilissima e per uno come me che qui aveva fatto anche il settore giovanile, retrocedere sarebbe stato un peso insopportabile. Ero stato accolto a braccia aperte dall’ambiente e questa cosa mi aveva fatto enormemente piacere, ancor più vista la situazione dell’epoca. Eravamo sportivamente morti, ma alla fine il miracolo è riuscito. Tornare ora credo sia stata la cosa giusta, la più bella che mi potesse accadere.

Siamo un gruppo rinnovato quasi totalmente e per avere la migliore chimica ci vorrà del tempo, è vero, ma questa società mi dà la chiara impressione di voler essere sì ambiziosa, ma nel modo giusto. Senza trionfalismi, facendo le cose per bene con i piedi per terra e la fame che serve per inseguire i traguardi importanti. Poi qui per me è casa, tutto l’insieme di queste ragioni rende la mia scelta perfetta”.

Forse per la prima volta trovi diversi compagni della tua stessa nazionalità. Che effetto fa?

“Siamo in quattro, è vero. Da un lato la cosa non mi cambia granché, perché da ormai tanti anni sono in Italia. D’altro canto, mi fa anche piacere sia aver a che fare con due giovani e bravissimi ragazzi come Aaron e Daniel, sia con un giocatore di grande esperienza come ‘Kiki’ Struna, per il quale la carriera parla da sola”.

C’è la vita da calciatore, naturalmente. Ma c’è anche l’extra campo.

“Mi piace molto andare in bici, ci vado abbastanza spesso. Poi ho mia sorella che ha due bimbi piccoli, in passato essendo lontano non c’è stata la possibilità di vederli spesso, tornando ora qui posso invece fare anche lo zio e dedicare loro del tempo”.

Torniamo al clima partita. La routine verso il calcio d’inizio e come si mantiene la concentrazione durante la gara, visto anche il ruolo che porta a una naturale vicinanza alle curve..

“Non ho particolari tabelle d’avvicinamento al calcio d’inizio, l’unica cosa che mi piace fare prima di uscire per il riscaldamento è ascoltare un po’ di musica. Quanto alla concentrazione, molto dipende da quanto pesa la partita, perché tutte ovviamente valgono tre punti ma non tutte hanno lo stesso peso.

Nel riscaldamento diciamo sono ancora un po’ presente, mi si può ancora parlare. Poi una volta iniziata la partita entro nel mio mondo e sono isolato da tutto. Ho dovuto lavorare su questo aspetto perché in passato avevo qualche calo di concentrazione, ma mi sono applicato molto per migliorare ed essere pronto in quelle 7-8 situazioni che possono capitare a un portiere nel corso di una gara”.

Chiusura dal cuore, con un messaggio ai tifosi alabardati.

“Voglio essere molto onesto. Stateci vicino. La squadra è molto rinnovata e servirà tempo per far girare bene tutti i meccanismi. Ma ci impegneremo tutti per fare qualcosa di importante, vecchi e nuovi sono arrivati con grande fame e per puntare al massimo, poi è chiaro che sarà il campo a dare i giudizi. Ma ripeto tifosi alabardati, stateci vicino, dateci una mano e venite in tanti allo stadio, perché insieme a voi siamo più forti e quando le gambe non gireranno più, sarete voi a darci la forza per spingere ancora”.